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La questione OnlyFans, di Marco Rizzo
Qualche giorno fa ho commentato questo articolo de “La Stampa”. Sembrava un caso
isolato e invece mi sembra che in pochi giorni la “questione OnlyFans” abbia
ricevuto attenzioni crescenti, anche nella nostra area politica.
A prima vista, forse
perché sono comunista, sovranista e contro il totalitarismo globalista non ho
potuto fare a meno di criticare un punto per me fondamentale, cioè quello in cui
si dice “Il costo della vita in una città come Verona è altissimo mentre gli
stipendi sono fermi agli anni ’80…guadagnavo 1.400 euro lordi al mese. Per
affitto, bollette e auto se ne vanno via mille.” Ovviamente un giornale del
mainstream come “La Stampa” non vede un problema in questo. Anzi, ci racconta
come la ragazza abbia saputo ingegnarsi per integrare il suo magro stipendio
“che problema c’è se cerco di vivere meglio senza fare del male a nessuno”:
Stupido chi non lo fa insomma.
Potrei chiedere cosa dovrebbe fare allora una donna non più giovane o “non
bella” che perde il lavoro o un padre di famiglia di 50 anni o semplicemente una
ragazza meno disinvolta. Ma questi sono problemi da “antisistema”, giusto? Nel
sistema liberista, chi può “monetizza” (termine che piace tanto) ciò che ha, chi
non può rimane indietro.
Invece secondo me non serve far politica attiva per capire che, se in un sistema
economico uno “stipendio normale” non è sufficiente a vivere, abbiamo un
problema. Basta essere una persona con un po' di senno, un lavoratore che dedica
UN TERZO DELLA SUA VITA al proprio impiego – e che si aspetta, quindi,
legittimamente, di vivere di quello. Invece i quotidiani nazionali della
“sinistra da salotto” fanno passare come perfettamente normale un mondo in cui
una giovane donna deve “integrare” lo stipendio vendendo la sua immagine su una
piattaforma per adulti.
Ma il vero punto, purtroppo, è un altro e va anche molto oltre questo. Nei
giorni seguenti, infatti, si sono moltiplicati gli articoli che, con il pretesto
di trattare la vicenda, glorificano le opportunità che la piattaforma OnlyFans
può offrire ai giovani. In un articolo simile, “Repubblica” insiste sul fatto
che la ragazza guadagni fino a 5.000 euro al mese (cifra lontana anche per un
quadro direttivo d’azienda, nel nostro paese). Sempre “Repubblica” poi, la butta
addirittura sul commovente: la stessa ragazza è riuscita a comprare un cavallo,
coronando un sogno di bambina.
Tengo a precisare che nutro il massimo rispetto per qualsiasi scelta
individuale, compiuta in libertà e consapevolezza. Domando però quale è il
modello di società a cui tendiamo nel momento in cui i principali quotidiani
nazionali lanciano ai giovani un messaggio che dice “non vi preoccupate di
costruirvi un futuro, magari studiando e migliorandovi. Non cercate un lavoro
qualunque, tanto non vi darà mai il denaro sufficiente a coronare i vostri
sogni, figuriamoci a vivere bene. Per questo c’è OnlyFans (o chi per esso).
Potrete vivere alla grande, semplicemente vendendo la vostra immagine”. Una
società di influencer, di immagini di volti e corpi in vendita, in cui chi
studia o lavora, dal medico al commesso, è semplicemente un “fesso” che si
accontenta delle briciole. Come sarebbe, una società di questo tipo?
Per me, rimarrebbe poi da domandarsi se tali scelte, quando compiute in un
contesto di bisogno, siano veramente “libere”. E se questa sia dignità. Noi vogliamo la dignità del lavoro, innanzitutto, indistintamente per donne e uomini, giovani o maturi, belli e brutti; di un lavoro tutelato e adeguatamente pagato, l’unico in grado di realizzare il progresso sociale in tutte le sue forme. Per tutti quelli che, non avendo altro, vogliano semplicemente vivere del proprio lavoro. Questo, signori, è il senso della NOSTRA progettualità politica, sovrana e popolare a |