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Ripubblico gli appunti che scrissi nel 1996 sulle condizioni della Fortezza di Verrua Savoia, ossia prima del parziale restauro avvenuto tra il 2012 ed il 2014: chi vuole potrà così vedere com’era “il Castello” durante gli ultimi anni del secolo scorso, farsi un’idea su cosa è stato fatto e su quanto c’è ancora da fare per arrivare – nei limiti del possibile – al completo recupero di questo importante e bellissimo sito di interesse storico.

Con l’ausilio di questi appunti, nel 1997 vennero effettuate due visite guidate alla Fortezza: la prima promossa dell’Associazione Nòste Rèis, la seconda organizzata dall’ Associazione Amici del Museo Pietro Micca. In entrambe le occasioni ci fu un incontro con l’allora Sindaco di Verrua, Giuseppe Valesio, che accolse i partecipanti presso il Municipio per un saluto a nome del Comune.

Il buon successo delle due predette iniziative (alle quali parteciparono rispettivamente 90 e 120 persone all'incirca) convinse il Sindaco Valesio ad iniziare un proficuo percorso di riscoperta e rivalutazione della Fortezza che, in quei tempi, era invece comunemente data come irrimediabilmente perduta.

Gli appunti del 1996 sono stati ora integrati, nella versione on-line, con:

  • una pianta dell’assedio del 1625;

  • alcuni fermo immagine della breve sequenza girata alla Fortezza per il film “Guerra e Pace”, le cui riprese avvennero nel 1955 nella stessa zona interessata dal successivo tragico crollo del 1957.

Auguro una buona lettura a tutti coloro che vorranno dedicarvi del tempo.

28 novembre 2022

 

VERRUA SAVOIA

Una fortezza da salvare

 

appunti a cura di

Maurizio Gasparello

 

II stesura: dicembre 1996

 


Sommario

a

Prefazione

LA FORTEZZA DI VERRUA, PROBLEMI DI TUTELA

A

Parte 1 - RIFERIMENTI STORICI

CRONOLOGIA ESSENZIALE

A

Parte 2 - LA FRANA DEL 1957

FRAMMENTI DI CRONACA

a

 Parte 3 - LA ROCCA OGGI

1) CAMMINANDO TRA I RUDERI

2) LA CONVENZIONE DEL 1989

a

Parte 4 - LA COLLINA DELLA FORTEZZA

UN SITO DI INTERESSE ARCHEOLOGICO

 

Parte 5 - MOMENTI CINEMATOGRAFICI (aggiunta del 2022)

LE RIPRESE DI "GUERRA E PACE" DEL 1955

 

 

indice delle figure

Figura 1 - 1617: Anonimo, PIANTA DELLA FORTEZZA DI VERRUA

Figura 1bis - 1625: Anonimo, PIANTA DELL'ASSEDIO DEL 1625 (aggiunta nel 2022)

Figura 2 - ca. 1651: Carlo MORELLO, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA

Figura 3 - 1653: Carlo MORELLO, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA

Figura 4 - ca. 1680: Anonimo, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA

Figura 5 - ca. 1680: Anonimo, VEDUTA PROSPETTICA DELLA FORTEZZA

Figura 6 - 1704: Anonimo, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA

Figura 7 - 1704: Anonimo, PIANTA DELLA FORTEZZA

Figura 8 - 1780: Ignazio SCLOPIS, VEDUTA DELLE COLLINE CON LA ROCCA DI VERRUA

Figura 9 - 1818-1830: Pietro Giuseppe BAGETTI, L’ASSEDIO DI VERRUA

Figura 10 - ca. 1785: Pietro Maria CANTOREGIO, PIANTA DEL FORTE

Figura 11 - ca. 1785: Pietro Maria CANTOREGIO, PROSPETTO DELLA FORTEZZA

Figura 12 - ca. 1785: Pietro Maria CANTOREGIO: SEZIONE DEL FORTE

Figura 13 - ca. 1801: CLARDIVY: PIANTA DELLA FORTEZZA

Figura 14 - 1840: Clemente ROVERE: VEDUTA DELLA FORTEZZA

Figura 15 - STAMPA SERA del 5-6 Settembre 1957: FRANA LA ROCCA DI VERRUA

Figura 16 - STAMPA SERA del 6-7 Settembre 1957: SALTANO CON L’ESPLOSIVO I MACIGNI PERICOLANTI

Figura 17 - LA STAMPA del 6 Settembre 1957: VEDUTA AEREA DELLA FRANA

Figura 18 - LA STAMPA del 7 Settembre 1957: POSA DELLE MINE SOTTO I MASSI PERICOLANTI

Figura 19 - LA ROCCA PRIMA DELLA CAVA

Figura 20 - LA ROCCA PRIMA DELLA FRANA

Figura 21 - LA ROCCA DOPO LA FRANA

Figura 22 - PLANIMETRIA AGGIORNATA DELLA FORTEZZA

Figura 23 - SEZIONE AGGIORNATA DELLA FORTEZZA

Figura 24 - VIALE E DONGIONE

Figura 25 - DONGIONE E PORTA DI INGRESSO

Figura 26 - INGRESSO PRINCIPALE

Figura 27 - ABITAZIONE CUSTODE-GIARDINIERE

Figura 28 - CANTINE

Figura 29 - PASSAGGIO EX-PONTE LEVATOIO

Figura 30 - CISTERNE

Figura 31 - INGRESSO PASSAGGIO ALLA PORTA DI SOCCORSO CALCINA

Figura 32 - ABITAZIONE DEL MARCHESE

Figura 33 - INGRESSO ABITAZIONE DAL PIANO INFERIORE

Figura 34 - SERRA E VEDUTA PARZIALE DEL PIANO DONGIONE

Figura 35 - INTERNO ABITAZIONE DEL MARCHESE

Figura 36 - INTERNO ABITAZIONE DEL MARCHESE

Figura 37 - ZONA INGRESSO E DONGIONE

Figura 38 - INGRESSO DEL PONTE LEVATOIO

Figura 39 - PORTA DI SOCCORSO DETTA CALCINA

Figura 40 - FERITA NEI MURAGLIONI

Figura 41 - ZONA DELLA FRANA

Figura 42 - CAVA DI CEMENTO

Figura 43 - CAVA DI CEMENTO

Figura 44 - PONTE DI SOCCORSO

Figura 45 - LA STAMPA: SPETTACOLI E MOSTRE, RINASCE LA FORTEZZA

Figura 46 - GALLERIA CONTROMINA

Figura 47 - FINE GALLERIA CONTROMINA

Figura 48 - POZZO

Figura 49 - GALLERIA

Figura 50 - GALLERIA

Figure dalla 51 alla 56 - INQUADRATURA DAL FILM "GUERRA E PACE" DEL 1956

 

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Prefazione

LA FORTEZZA DI VERRUA, PROBLEMI DI TUTELA[1]

Figura 1 - 1617: Anonimo, PIANTA DELLA FORTEZZA DI VERRUA.

Nella planimetria sono indicati alcuni punti. Da sinistra: 1)bastione Forte; 2)Castello; 3)Fontana; 4)Posto da fortificarsi; 5)Fortello; 6)Borgo. E' estremamente  importante notare nella zona del Fortello la presenza di un grande edificio a tre navate con abside (7), certamente una chiesa d’impianto basilicale data la sua particolare configurazione.

Posta nell’ansa che il Po forma di fronte alla pianura di Crescentino, la rocca di Verrua si pone geograficamente a baluardo delle aree al di là dell’innesto della Dora Baltea nel Po, costituendo quindi il primo e più importante baluardo a difesa dell’area canavesana e Torinese verso la Pianura Padana. Ciò spiega l’antichità del luogo menzionato fin dal X° sec. e comunque sempre presente nelle cartografie della zona a partire dalla fine del ‘500. Sempre strenuamente difesa, prima del ‘500 dai Vercellesi consapevoli dell’importanza del luogo, la zona compare tra i luoghi fortificati significativi del ducato sabaudo nel Theatrum Statum Regiae Celsitudinis Sabaudiae Ducis e nella stampa realizzata dal De Vitt e pubblicata a Amsterdam a fine seicento (1670) dal Comitatum Niceusem et coeteres partes minores con la sua triplice serie di mura. Quando il vercellese perde definitivamente Verrua, dovrà rinforzare le fortificazioni di Crescentino, come testimonia la carta del Belgrano del 1680 conservata alla Biblioteca Reale di Torino. Il Theatrum ricorda l’importanza della zona, precisa che essa era un tempo a forma triangolare e racchiudeva nella parte alta oltre al forte il Palazzo del Governatore e la Chiesa di S. Giovanni Battista. Possiamo dire che il complesso di Verrua è l’emblema delle difficoltà amministrative che talvolta impediscono la tutela del territorio. Da anni viene condotta una vera e propria battaglia amministrativa volta a impedire e fermare l’attività estrattiva della zona senza esito, a causa delle vigenti disposizioni in materia di cave, e ciò nonostante le rovinose frane avvenute nel 1957 e nel 1967. Ci si chiede quali rimedi porre a tale rovinosa e pur legittima attività che porta gradualmente alla distruzione di un luogo di grandissimo interesse storico e archeologico di grande rilevanza per la storia del territorio piemontese. Devo rilevare che a fronte di situazioni così emblematiche risulta evidente l’inadeguatezza di provvedimenti legislativi anche di vasta portata, come la legge “Galasso”, mentre assai più efficace sarebbe risultato un provvedimento e disposizioni che chiarissero che le attività estrattive non possono configurarsi come attività senza ambiti precisi ma che devono trovare un limite nel pubblico interesse, da quantificarsi anche tenendo conto dei costi economici dei dissesti ecologici. Ogni azione di valorizzazione del territorio, anche i pur preziosi studi storici essenziali per una corretta conoscenza dei problemi, risulta inefficace se non si prevedono strutture tecniche adeguate che possano di fatto esercitare una tutela oggi affidata, occorre precisarlo, a venti giorni di istruttoria di pratiche presso gli uffici delle Soprintendenze con un criterio che, per chi conosce veramente i problemi di tutela, non può che ingenerare serie preoccupazioni per il futuro.

Figura 1bis - 1625: Anonimo, PIANTA DELL'ASSEDIO DEL 1625

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Figura 2 - ca. 1651: Carlo MORELLO, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA. Sono fornite le seguenti indicazioni:

A.    Castello di Verua

B.    Porte del castello

C.    Sisterne, Alta è bassa

D.   Forno con su corte

E.    Bastione non finito

F.    Piataforma Alta non finita

G.   Piasseta piu alta della piataforma segnata F e H falsa braya dela deta piataforma

I.     Falsa braya qual gia si ritrouaua fatta, non piu di altessa di 2. Piedi di riparo et hora si ritroua con fuosso largo: 2 tesse,

        et una tessa di profondo con la sua pallissatta al fondo di detto fuosso, deifessa dal di dentro

L.    messaluna grande con doi altri trauagli assioli ene missino si possono meter à Coperto sotto il rocho, è li detti trauaglierono

       ma tutti ruinati et ora sono tutti in bona difessa con li soi fossi rebassati e la sua pallissata nel messo

M.   mesaluna picolla che era tutta Ruinata et hora in bona difesa

Nella planimetria sono inoltre indicate due porte di socorso verso il giogo delle colline ed altra prossima ad una fontana nel versante del Po.

Si può ritenere la planimetria un rilievo sullo stato di conservazione della fortezza, eseguito a preparazione degli interventi proposti nel disegno successivo.

 

Figura 3 - 1653: Carlo MORELLO, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA. A) Porta del Borgo; B) Porta del Soccorso; C) Castello; D) Chiesa; E) Borgo Vecchio; F) Fortificazioni da farsi di nouo; G) Basso forte; H) Mesaluna fatta da spagnoli l’anno 1640; I) Beluedere; K) fortificazione fatta del anno 1653; L) La fontana; M) Piazza d’arme.

In basso a destra è indicata la Scala di Trabucchi Cento. Nella planimetria compare ancora, chiaramente indicata come chiesa, il grande edificio a tre navate alquanto discosto dal castello e circondato dalla piazza d’arme.

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Figura 4 - ca. 1680: Anonimo, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA.

E’ la prima planimetria del forte dopo i lavori di consolidamento e di ristrutturazione. Appare qui ben evidente nel castello la grossa costruzione semicircolare denominata poi “Dongione”, ancor oggi esistente, mentre l‘edificio ecclesiale è già in fase di trasformazione.

 

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Figura 5 - ca. 1680: Anonimo, VEDUTA PROSPETTICA DELLA FORTEZZA.

Molto verosimilmente era in coppia con la planimetria della fig. 4, vi sono infatti identità di caratteri e di scrittura. E’ la prima veduta prospettica del forte condotta con un certo rigore tipografico, destinata ad essere ripetutamente ripresa, oltre che a fungere da prototipo per tutte le altre varianti, a cominciare dalla celeberrima del  Theatrum, riportata in copertina.

 

 

Figura 6 - 1704: Anonimo, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA.

Nella campagna attorno, assieme alle fortificazioni, sono indicati lungo il margine superiore la Col(llin)a di metetera (A), La Vigna (B), Monte Piola ( C), La Bicoca (D), e sul fianco destro Garbignano (E), Bat(tteri)a a Statemberg (F). Isolata è la Cass(in)a del Medico Minoglio (G).

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Parte 1

RIFERIMENTI STORICI

CRONOLOGIA ESSENZIALE

?:

L’origine militare della Rocca di Verrua è di probabile epoca Romana (dal latino Verruca che, per traslato, identificava un luogo aspro ed elevato, importante militarmente).

999:

L’imperatore Ottone III emette un diploma a favore del Vescovo di Vercelli, Leone, per la Rocca di Verrua.

1027:

Corrado il Salico conferma il diploma a favore dei Vescovi di Vercelli.

1151:

Il Barbarossa conferma il diploma a favore degli stessi Vescovi.

1167:

Verrua viene assediata e distrutta, con grandi stragi, ad opera del Barbarossa quando Pietro, suo governatore, rifiuta di riconsegnare il Castello.

1191:

L’imperatore Enrico VI lo restituisce al Vescovo di Vercelli, Alberto; successivamente, il Castello passa sotto i Marchesi del Monferrato.

1244:

L’imperatore Federico II toglie il Castello ai Marchesi del Monferrato.

1248:

Federico II riassegna il Castello al Marchese Bonifacio del Monferrato; successivamente, se ne impadroniscono i Conti di Savoia.

1294:

Il Marchese Giovanni di Monferrato, pur di riavere Verrua, restituisce al Conte di Savoia molti paesi e castelli.

1305:

Verrua si sottomette di nuovo a casa Savoia, prestando omaggio di fedeltà a Filippo.

1311:

Tornata sotto il controllo dei Vescovi di Vercelli, Verrua si trova al centro di una contesa tra gli Avogadro ed i Tizzoni, potenti famiglie vercellesi. Il Vescovo Uberto Avogadro fortifica la rocca di Verrua per difenderla dai Tizzoni di Crescentino.

1357:

Dopo alterne vicende, il Vescovo di Vercelli cede definitivamente il Castello ed il Feudo di Verrua ad Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde.

1387:

Verrua è difesa dalla popolazione contro l’esercito del marchese Teodoro di Monferrato, che si è accampato per assediarla, sulla riva destra del Po: la resistenza permette al Conte Rosso, Amedeo VII di Savoia, di portare la guerra in Monferrato e quindi di costringere il Marchese alla pace.

1543:

Verrua diventa feudo dell’importante casa biellese degli Scaglia, nella persona di Giovanni Bernardino, con il titolo di conti dal 6 luglio 1561.

1625:

dal 9 agosto al 17 novembre si svolge il più fortunato e memorabile assedio, contro gli Spagnoli, comandati dal governatore di Milano Duca de Feria e dal capitano don Gonzalo de Cordova, sconfitti dai Piemontesi e dagli alleati Francesi.

1704-1705:

L’eroica e sfortunata resistenza di Verrua nell’ultimo suo assedio permette a Vittorio Amedeo II di giungere, nel 1706, alla vittoria contro i Francesi nella Battaglia di Torino, destinata a segnare le sorti della guerra e dell’Europa insieme a quella della Dinastia, che arriverà così alla corona reale di Sicilia prima e di Sardegna poi.

1785:

Verrua ritorna sotto il diretto controllo dei Savoia con la costituzione del Marchesato, il 3 giugno 1785.

1955:

Il Castello e la circostante collina vengono ceduti dai Marchesi di Invrea ad un’impresa di estrazione cementifera. Il Castello resta abbandonato ad atti vandalici e sottrazioni di ogni genere.

1957:

Crolla la parte del Castello situata nella zona collinare presso il ponte sul Po: nello smottamento precipitano a valle la famosa Rocca e l’antica cappella. A causa del crollo, viene interrotto il ponte sul Po e sepolta una vicina casa, nella quale trovano la morte sette persone: la strage resterà senza responsabili.

1967:

Una seconda frana interessa parte della collina del Castello di Verrua, senza tuttavia coinvolgere cose e persone. Nel frattempo, lo scavo della cava di cemento ha portato alla distruzione delle abitazioni esistenti sulla collina, alla rimozione di numerose gallerie che costellavano la collina intorno alla fortezza e irrimediabilmente compromesso l’assetto paesaggistico della zona.

1989:

La ditta Cementi Vittoria di Trino Vercellese, proprietaria dell’antico Castello e dei terreni circostanti, stipula una convenzione con il sindaco di Verrua Angelo Arturo Castelli, con la quale si impegna ad investire 100 milioni in dieci anni per i lavori di rifacimento dei tetti e dell’ingresso e per la rimozione degli stati di pericolo tra le mura della fortezza. Come contropartita il Comune autorizza la ditta all’esercizio decennale di una cava di pietra per cemento posta nelle vicinanze della fortezza. L’autorizzazione è revocabile in caso di inadempienza. Gli interventi risultano una goccia nel mare del degrado e non raggiungono lo scopo di preservare la fortezza, nonché di rimuovere le situazioni di pericolo.

1996:

Vengono rubate le grondaie in rame disposte nel 1989 con il parziale rifacimento del tetto mentre, in corrispondenza delle ferite aperte nei muraglioni della vegetazione, si aprono ulteriori brecce, dovute alla sottrazione, da parte di ignoti, dei mattoni che costituiscono i muraglioni stessi: l’antico Dongione, così come il sottostante storico Ponte di Soccorso, insidiato dalla vegetazione, corrono imminente pericolo di crollo. Restano da verificare la congruità della convenzione stabilita nel 1989 con l’impresa d’estrazione per la salvaguardia della fortezza e i risultati ottenuti con gli interventi comunque previsti.

 

Figura 7 - 1704: Anonimo, PIANTA DELLA FORTEZZA. Purtroppo, l’impossibilità di prendere visione dell’originale a grandezza naturale non ci permette, per ora, di evidenziare sulla pianta tutti i riferimenti riportati nella legenda: A. Bastion du Prince; B. Bastion du Duc; C. B.n de S.t Francois de Paule; D. Bastion Camus; E. B.n de S.t. Francois de Sales; F. B.n de S.t Jean Baptiste; G. B.n de S. Charles; H. B.n de S.te Marie; I. B.n du Jardin du Maior; K. Fausse Braye; L. Torasse; M. Courtasse; N. Batterie de la Vieille Eglise; O. Tour de S.t André; P. Tour de S.t Joseph; Q. Tour du Bienhereux Amè; R. Tour du Precipice; S. Porte du Secours; T. Porte Royale; V. porte del Auancée; X. Fausse porte du Camus; Y.Fausse porte del Eglise; Z. Fausse porte du leuant; &. Fausse porte du moretti; 1. Fausse porte du precipice; 2. Bastion S.te Barbe; 3. B.n dè la Terasse; 4. B.n des Sargents; 5. B.n de la Place d’armes; 6.B.n de l’Alle; 7. B.n de la Uigne; 8. Donjeon; 9. Magasin Royal; 10. Porte du chateau; 11. Fausse porte du chateau; 12. Puis du chàteau; 13. Maison du Gouuerneur; 14. Quartier des Officiers; 15. Eglise de S.t Jean Baptiste; 16. Casermes dè l’Eglise; 17. Casermes du Secours - Chambres 38: licts 166; 18. Place Royale; 19. Place d’Armes; 20. Casermes de l’Auancée - Chambres 8: licts 32; 21.Casermes du Chateau - chambres 3: licts 17; 22. Magasins à l’Epreuue de la Bombe; 23. Le fortin; 24. L’echelle du fortin; 25. Quartier du Gierico - Chambres 11: licts 32; Les Chiffres qui sont le long de murailles c’est le nombre de pas qui contient chaque flanchfaus ou courtines, celles que l’on nas dans le fosse deuant les courtines marquent les pas que contient le parapet du chemin couuert de chaque tenaille.

Il disegno è documento importantissimo per la precisa descrizione di tutte le parti componenti la fortezza nella loro esatta funzione. E’ definitivamente scomparsa la vecchia chiesa sulla cui area sorge ora una batteria e la Piazza Reale. Una chiesa, di ridotte dimensioni e a pianta centrale, dedicata a San Giovanni Battista, è stata costruita presso il bastione di Levante. Si ha inoltre, per la prima volta, l’indicazione della presenza del pozzo, ubicato in un ambiente interno al castello, in sostituzione della cisterna esterna quasi antistante segnalata nella pianta del 1653 del Morello. Opera di notevole valore ingegneristico è stato, purtroppo recentemente, cancellato da un ingiustificato riempimento a seguito del crollo di parte del colle avvenuto nel 1957. La comunicazione della Rocca con il Fortino sottostante, presso la riva del Po, avveniva mediante una lunga scala, segnata in pianta al n. 24. Scala che è ancora visibile in alcune vedute del tardo Settecento. Per l’efficiente situazione raffigurata e descritta di tutte le componenti della Fortezza, il disegno è da considerarsi eseguito poco prima dell’assedio del 1704.

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Figura 8 - 1780: Ignazio SCLOPIS, VEDUTA DELLE COLLINE CON LA ROCCA DI  VERRUA.

Vista dal versante di Crescentino, si può scorgere il passaggio sul ponte di soccorso.

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Figura 10 - ca. 1785: Pietro Maria CANTOREGIO, PIANTA DEL FORTE. Anche per questa illustrazione, non potendo, per il momento, esaminare l’originale a grandezza naturale, riportiamo l’evidenziazione limitatamente ad alcune indicazioni: Pianta del forte di Verrua. La linea colorita di Rosso indica l’andamento della Strada, cioè dalla lettera A. sino alla B. dimostra una parte della Strada montuosa che dal Borgo conduce alla Porta principale d’ingresso di detto Forte, indi da B, sino a C. si giunge nel primo Cortile il quale si protende quasi in piano dalle parti C D, C E; e per le vie F G salendo, si passa in altro Cortile da cui mediante la rampa H I, Si salisce sopra l’ultimo Piano del Donggione, come pure dalla parte L M al Quartiere degli Invalidi, e a detto Donggione. Indice: N° 1. Due Barriere avanti la Porta; 2. Ponte Levatojo; 3. Terrazza con parapetti, e Banchette; 4. Garita; 5. Piataforma dè Cannoni; 6. Due cisterne una delle quali resta disegnata nel Rocco, e serve pel Quartiere degli Invalidi situato superiormente; 7. Magazzeno di polvere; 8. Piataforma con Banchette e Piazzale all’intorno del magazzeno; 9. Scala che dal Piano D discende al Piano N° 8 del magazzeno sud; 10. Sperone formato a guisa di Bastione per sostenere il masso di Rocco ivi al n° 11. Che minacciava di cadere sopra la fabbrica del magazzeno di polvere; 12. Cortile dell’abitazione del Sig.r Governatore; 13. Scala che discende alla Porta di Soccorso notata col N° 14; 15. Luoghi comuni; 16. Garitta; 17. Cappella; 18. Scala che discende al Forno, ed altri Luoghi sotterranei; 19. Pozzo di profondità Trab. 32. Circa, e di diametro di piedi sette; 20. Scaletta che porta alla Cappella; 21. Scaletta che porta al Piano del Donggione, e Quartiere; 22. Piazzale; 23. Piano del Donggione; 24. Magazzeno per gli atrezzi d’artiglieria; 25. Andito con scaletta che discende alla porta di soccorso ivi; 26. Piazzale con Banchette; 27. altra Porta di Soccorso; 28. Terreni coltivati; 29. Rippe; 30. Vigna; 31. Rocca con scarpa; 32. Bosco; 33. Avanzi di Fortificazione antica/ scala di Trab. 20.

La pianta è stata eseguita certamente in riferimento ai lavori di risistemazione dell’ormai sola Rocca per adibirla ad ospitare gli Invalidi. Al centro presso il Terrapieno e Rocca su cui vi è fabbricato il Quartiere dell’ultimo piano è indicata la presenza di una Crotta incavata nella Rocca, ed una Specie di cortina è ricavata in prossimità dell’ingresso principale con ponte levatoio. Il grande pozzo, incluso in un ambiente del castello, continua ad essere elemento di rilievo nelle strutture. Anche la cappella, costruitagli accanto, era quella ancor esistente prima del crollo del 1957. Merita a questo proposito il notare l’appunto a riguardo dello spuntone di roccia (n. 11) già pericolante all’epoca del disegno, il cui crollo tuttavia avvenne solo nel 1957, complice la noncuranza della delicata situazione preesistente. E’ da rilevare inoltre il graduale mutamento dell’ambiente circostante. Lungo i bastioni occidentali ha inizio infatti lo sfruttamento del terreno adibito ora a coltivo anche con vigna.

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Figura 11 - ca. 1785: Pietro Maria CANTOREGIO, PROSPETTO DELLA FORTEZZA. Prospetto del Forte di Verrua Corrispondente alla Linea Segnata in Pianta A B verso mezza notte. N°1 Strada che dal Borgo conduce alla porta segnata C; 2. Rippe con alcuni campi coltivati; 3. Avanzi di fabbrica dell’antico Forte; 4. Donggione; 5. Magazzeno degli atrezzi d’artiglieria; 6. Bastione lateralmente al Donggione; 7. Quartiere dei Soldati, ed abitazione del Sig.r Maggiore; 8. Bastione laterale alla Porta principale segnata C; 9. Muraglione in forma di Bastione sostenente la Rampa che porta sul Piano del Donggione, e Quartieri ivi; 10. Scaletta che porta sul Piano del quartiere, e Donggione; 11. Fabbriche destinate per l’abitazione del Sig.r Governatore Capitano degli Invalidi, e Quartiere d’essi Invalidi; N°12. Torre antica formata di grosse pietre con fabbrica ivi per l’arsenale, ed alloggio degli artiglieri; 13. Porta che conduce nel Cortile del Sig.r Governatore; 14. Repostiglio in cui vi esiste un Pozzo di profondità trabucchi 33, e di diametro piedi sette circa; 15, Cappella, e Sacrestia; 16.N° 2 Garite; 17. Collombajo; 18. Scala che porta sulla cima del Rocco E.; 19. Scala che dal Piano superiore discende sul Piano D. del magazzeno a polvere ivi segnato F.; 20. Porta di Soccorso detta Calcina; 21. Prati, e boschi assai montuosi, al Piè dé quali vi esiste ancora molti avanzi dell’antica Fortificazione. L’importanza di questo prospetto è notevolissima, in quanto risulta essere il documento più recente dell’ultima trasformazione della Rocca. Poche infatti sono state le modifiche successive prima del rovinoso crollo del 1957.

Nota:

Il trabucco, prima del 1818, è corrispondente a 3,082596 metri.
Il trabucco piemontese si divide in: 6 piedi, il piede in 12 once, l`oncia in 12 punti, il punto in 12 atomi.
Parti di trabucco piemontese:
1 piede è pari a 51,3766 centimetri.
1 oncia è pari a 4,2814 centimetri.
1 punto è pari a 3,568 millimetri.
1 atomo è pari a 0,297 millimetri.

Fonte: http://www.verbanensia.org/metrologica_details.asp?metrID=39258#:~:text=Il%20trabucco%20%C3%A8%20qui%20ragguagliato,pari%20a%2051%2C3766%20centimetri.


Figura 12 - ca. 1785: Pietro Maria CANTOREGIO: SEZIONE DEL FORTE. Spaccato corrispondente alla linea segnata in pianta C D.

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Figura 13 - ca. 1801: CLARDIVY: PIANTA DELLA FORTEZZA. a. Donjon; b. Magasin à poudre; c. Porte d’entrèe; d. Porte de Secours; e. Poterne; f. Cisterne(s); g. Rocher; h. Maison occupèe par le Garde des Fortifications; 1. Chemin monteux qu’il conduit dans le Fort; 2. Premier Courtil; 3. Second Courtil plus Elevè; 4. Tiers Courtil au meme niveau du Donjon; 5. Batimens Militaire; 6. Portion d’une Tour ancien; 7. Vestibules pour les Outils et provision d’Artillerie; 8.Petite Terasse; 9. Place pour un Canon; 10. Escalier pour descendre au Magasin à Poudre; 11. Place de dit Magasin et pour un Canon; 12. Retranchements Esterieurs casuels.

Si direbbe la pianta del piano superiore della planimetria del Cantoregio.

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Figura 14 - 1840: Clemente ROVERE: VEDUTA DELLA FORTEZZA. Avanzi del forte di Verrua dal lato di Brusasco.

E’ interessante notare la coltura a vigneto del versante Sud del colle, segno evidente dell’ormai cessata funzione bellica del complesso.

 

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Parte 2

LA FRANA DEL 1957

FRAMMENTI DI CRONACA

 

STAMPA SERA del 5-6 Settembre 1957.

CRESCENTINO, giov. sera. Una catastrofe è avvenuta questa mattina verso le ore 8 a Verrua Savoia, sulla sponda destra del Po, poco oltre Brusasco (circa 43 chilometri da Torino). Il fianco della collina ben conosciuta con il nome di “La Rocca”, sulla quale si erge il famoso castello, è franato con orrendo fragore, spazzando una casa in cui si trovavano 7 persone, coprendo la strada che porta a Casale sotto uno strato di terriccio e massi alto una decina di metri, arrivando fino a demolire ben tre arcate del ponte che attraversa il Po in direzione di Crescentino. Delle sette persone sepolte, una soltanto, un bimbo di pochi anni, ha potuto essere estratto ancora in vita, perché la rovina l’aveva spinto sotto ad un’arcata del ponte e qui era stato protetto dai mobili della stanza da letto, che il caso gli aveva ammassato intorno (...).

La catastrofe è avvenuta pochissimi secondi dopo le otto. Una donna del posto ne è testimone: la trentacinquenne Paola Orsella. Passava lungo la strada che va a Casale in bicicletta, udì distintamente un campanile rintoccare otto volte. Percorse ancora pochi metri, poi dovette arrestarsi perché temeva di avere le traveggole. La “rocca” che le stava di fronte non era più ferma come l’aveva vista mille volte: si muoveva, aveva cominciato ad abbassarsi, ed intanto dalle viscere della terra giungeva un rombo sordo ed allucinante, come se lontano passasse un treno a pazza velocità.

(...) Tutta la montagna, alta quasi duecentocinquanta metri, che le stava davanti, era in movimento. In alto si era aperta una crepa giallastra, il resto slittava sempre più in fretta, sempre più in fretta, crollavano alberi, macigni rotolavano lungo i fianchi... poi la polvere, una polvere rossastra, densa da mozzare il fiato, sommerse tutto, in una visione apocalittica da cataclisma universale.

(...) Dove prima era un declivio boscoso, ora il fianco si era spaccato in una colossale fenditura giallastra, come uno scivolo immane. Unico intatto lassù contro il cielo azzurro, era rimasto il vetusto castello, ma anch’esso sembrava pencolare verso il vuoto. A quanto si è potuto constatare in seguito, la frana si è iniziata a circa due metri di distanza dai muraglioni esterni; probabilmente la stabilità della costruzione, risalente in gran parte al dodicesimo secolo, è gravemente compromessa.

(...) Ed ora, non resta che cercare di indagare sulle cause che possono aver provocato tanto disastro. Queste sembrano abbastanza chiare. Tutta la “rocca” era traforata da gallerie, cunicoli di ogni dimensione e lunghezza, da parte di imprese diverse che ne ricavavano materiale da cemento. A poco a poco la collina, che già negli ultimi tempi aveva dato allarmanti segni di cedimento, si è afflosciata, fino a slittare nella sua interezza.

Nei paesi vicini si dice che la montagnola in diversi punti aveva dovuto essere fasciata da cavi d’acciaio perché non si sfasciasse; si aggiunge pure che un sopralluogo recente ed ufficiale l’avrebbe dichiarata “non pericolante”: voci che l’inchiesta confermerà o meno (...).

 

 

LA STAMPA: SPECCHIO DEI TEMPI.

Un lettore ci scrive:

“Mi riferisco al disastro successo a Verrua Savoia: come pescatore appassionato sono stato sul posto molte volte, e pur essendo un incompetente in materia di scavi, mi è sorto parecchie volte il dubbio che la collina su cui sorge il castello non potesse resistere alle frequenti deflagrazioni provocate dall’impresa addetta alle estrazioni di tufo.

Ciò che mi rimane incomprensibile è come - a poche decine di metri da un ponte di grande importanza, all’incrocio di tre vie, ed in prossimità dell’abitato - si potessero effettuare tali escavazioni a mezzo di materiale esplosivo. Ricordo infatti che, in una sola mattinata, il traffico fu interrotto per ben 6-7 volte. E l’intendenza alle Belle Arti, sicura tutrice del noto castello, non ha pensato mai di porre termine ai lavori sottostanti?”

Carlo Pagliero - Torino

 

 

LA STAMPA: SPECCHIO DEI TEMPI.

Un lettore ci scrive:

“Concordo pienamente con quanto detto dal signor Carlo Pagliero e pubblicato da Specchio dei tempi a proposito della sciagura di Verrua. Anch’io, questa primavera, ero stato malissimo impressionato dalla situazione e, appena a Torino, segnalavo la cosa alla Soprintendenza ai Monumenti, parendomi enorme che per trovare di che fare cemento non ci fosse di meglio che rovinare la storica Rocca; avevo anche creduto di capire da qualche colloquio con abitanti della zona, il loro malumore e l’attesa, direi, della catastrofe. E’ avvenuto dunque quello che doveva avvenire.

L’opinione pubblica vuole sapere e pretende che si vada fino in fondo. Certamente chi dette il permesso e chi perforò la Rocca non si proponevano di buttarla giù e di ammazzare la gente, ma ci voleva poco a immaginare che date certe premesse ne conseguissero certi risultati. Ora stiamo a vedere che cosa capiterà alla Sacra di San Michele; c’è solo da sperare che quando il monumento verrà giù, non ci sia troppa gente in cima”.

Valdo Fusi

presidente dell’EPT di Torino


Figura 15 - STAMPA SERA del 5-6 Settembre 1957.

 

Figura 16 - STAMPA SERA del 6-7 Settembre 1957.

 

Figura 17 - LA STAMPA del 6 Settembre 1957: Verrua Savoia vista dall’aereo dopo la frana. L’enorme valanga ha travolto una casa e parte del ponte sul Po

 

 

Figura 18 - LA STAMPA del 7 Settembre 1957: Un minatore scende nella voragine della Rocca per posare mine sotto i massi pericolanti.

Figura 19 - LA ROCCA PRIMA DELLA CAVA.

 

Figura 20 - LA ROCCA PRIMA DELLA FRANA.

Figura 21 - LA ROCCA DOPO LA FRANA.

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Parte 3

LA ROCCA OGGI

1) CAMMINANDO TRA I RUDERI

 

Figura 22 - PLANIMETRIA AGGIORNATA DELLA FORTEZZA. Si tratta della pianta del Cantoregio, riportata nella fig.10, modificata. Le frecce rosse indicano l’inquadratura delle fotografie successive, identificabili dalla corrispondente numerazione. La strada marcata A B dal Cantoregio serve ora solamente a costeggiare la fortezza, in quanto è stato eliminato il ponte levatoio e la relativa rampa di accesso. All’ingresso attuale si arriva con una nuova stradina in salita, che accede così direttamente al cammino segnato con la linea E C della planimetria originale. Tutti i fabbricati militari posti ai lati di questa via sono stati eliminati, mentre una nuova abitazione per il custode risiede oggi sul bastione, che dava luogo al piazzale 26: tale abitazione viene così a trovarsi immediatamente alla destra della nuova porta di ingresso. Salendo per la via C M non si trova più il magazzino per gli attrezzi di artiglieria n. 24, ma i resti di una serra, sorta probabilmente in seguito alla modifica di detto magazzino. Completamente eliminato il quartiere dell’ultimo piano, il cui terrapieno è diventato parte integrante del piazzale del Dongione. Nel crollo del 1957 sono scomparsi la Chiesa di cui al n. 17, la Rocca marcata con il n. 11 ed una vicina garitta, il piazzale n.8 già privo del magazzino n.7. Il pozzo di cui al n. 19, ora riempito con i detriti della frana, si trova ora all’esterno del fabbricato, in quanto sono stati eliminati i muri perimetrali dal locale che lo conteneva, probabilmente perché adiacenti a quelli della cappella crollata con la frana.

 

Arrivando a piedi dalla stradina che conduce alla fortezza, oltrepassata sulla propria destra la cava di cemento, si giunge ad un bivio: a destra si dirama il viale (fig.24) che segue quella che era la vecchia via principale di ingresso al forte all’epoca del Cantoregio, raggiungendo il ponte levatoio oggi non più esistente, mentre, proseguendo diritto, la strada sale svoltando poi a destra costeggiando il Dongione (fig.25) fino a raggiungere l’attuale ingresso principale (fig.26). Superato ciò che resta del portone, immediatamente sulla destra si trova l’abitazione del custode (fig.27), costruita sul piazzale di cui al n.26 della planimetria del Cantoregio riportata nella fig.10. Proseguendo oltre, sulla sinistra si erge il muraglione che sostiene la scala che porta al Dongione e, subito dopo, l’abitazione del Marchese (fig.32). Dalla prima porta, situata al piano terreno, è possibile scorgere le cantine (fig.28). Se, invece di dirigersi a sinistra verso le cantine, si prosegue verso destra, si raggiunge il passaggio (fig.29) che portava, in uscita, al ponte lavatoio. Sulla destra di tale passaggio si scorgono le cisterne di raccolta per l’acqua irrigua (fig.30) mentre, proseguendo sulla sinistra, si imbocca l’ingresso alla porta di soccorso detta Calcina, ora murata: il passaggio è ancora agibile e, con estrema cautela e muniti di torce, è possibile giungere a dei locali presumibilmente un tempo adibiti a prigione. Tornando indietro sul piazzale e salendo dalla scala visibile in fig. 32, si arriva al piazzale del Dongione (fig.34). Da tale piazzale, si può vedere ciò che resta all’interno dell’abitazione del Marchese (fig.35 e 36): sconsigliamo vivamente di entrare nell’immobile, in quanto le solette ancora esistenti non garantiscono di reggere il peso di una persona.

Ridiscendendo dalla fortezza e prendendo il viale precedentemente citato, si giunge al primo bastione (fig.37), da dove partiva la rampa di accesso al vecchio ingresso (fig.38), raggiungibile ai tempi col ponte levatoio. Tale ingresso si trova sulla parte frontale del secondo bastione, superato il quale si può vedere, sul suo retro, la sagoma della porta di soccorso detta Calcina (fig.39). Proseguendo ancora lo stretto sentiero che costeggia la base dei muraglioni della fortezza, si giunge alla zona della frana del 1957, che trascinò via con se la rocca ed il piazzale antistante, che sorgeva sulla parete scoscesa della collina prospiciente la confluenza tra il Po e la Dora.

Volendo, è ancora raggiungibile dall’alto il ponte di soccorso (fig.44): per fare questo è necessario costeggiare la cava lasciando la stessa sulla destra, passando su quello che era un vecchio sentiero posto ad un livello inferiore a quello del viale: il passaggio è tuttavia estremamente difficoltoso, a causa della folta vegetazione.

 

Figura 23 - SEZIONE AGGIORNATA DELLA FORTEZZA. E’ lo spaccato del Cantoregio riportato nella fig. 12, opportunamente modificato. Sono stati eliminati i fabbricati militari dal piano inferiore, al posto dei quali è stato ampliato il cortile e costruita un’abitazione per il custode, situata nelle immediate adiacenze della nuova porta di ingresso, che sostituisce il passaggio del vecchio ponte levatoio. Sul lato destro, non c’è più il quartiere che costituiva l’ultimo piano, ed è stato così ampliato il piazzale del Dongione, che ora comunica direttamente con la terrazza che confinava con la Rocca crollata nel 1957.

 

Figura 24 - VIALE E DONGIONE. Il viale sulla destra costituisce la vecchia via di accesso all’ingresso dal ponte levatoio.

 

Figura 25 - DONGIONE E PORTA DI INGRESSO. Si noti come la vegetazione stia ormai minando in maniera preoccupante l’integrità della struttura.

 

 

Figura 26 - INGRESSO PRINCIPALE.

 

Figura 27 - ABITAZIONE CUSTODE-GIARDINIERE.

 

 

 

Figura 28 - CANTINE. Situate al livello del piazzale d’ingresso, sotto l’abitazione del Marchese, erano ancora in uso nel 1955, anno nel quale il castello venne ceduto all’impresa cementifera.

 

 

Figura 29 - PASSAGGIO EX-PONTE LAVATOIO. Sul fondo l’apertura della vecchia porta d’ingresso del ponte levatoio, mentre sulla sinistra si scorge il passaggio che portava alle prigioni ed alla porta di soccorso detta Calcina (vedi fig. 31). Sulla destra si trovano le cisterne riportate nella fig. 30.

 

 

Figura 30 - CISTERNE. Fungevano da raccolta dell’acqua piovana ed erano in uso per l’irrigazione agricola fino al 1955.

 

Figura 31 - INGRESSO PASSAGGIO ALLA PORTA DI SOCCORSO DETTA CALCINA ED ALLE PRIGIONI.

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Figura 32 - ABITAZIONE DEL MARCHESE. Sulla destra: porta ingresso dal piano inferiore, porta cantine, scala di accesso al Dongione. Sul fondo: abitazione del custode. Sul piazzale erano costruiti i fabbricati militari lungo la via marcata E C dal Cantoregio.

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Figura 33 - INGRESSO ABITAZIONE DAL PIANO INFERIORE.

 

 

Figura 34 - SERRA E VEDUTA PARZIALE DEL PIANO DONGIONE.

 

Figura 35 - INTERNO ABITAZIONE DEL MARCHESE. Si noti in alto il rifacimento delle travi del tetto, in seguito alla convenzione stipulata nel 1989 tra il Comune di Verrua e l’impresa cementifera per il rinnovo della concessione della cava.

 

 

Figura 36 - INTERNO ABITAZIONE DEL MARCHESE.

 

Figura 37 - ZONA INGRESSO E DONGIONE. La foto è stata scattata in fondo al viale della fig. 24, all’angolo del primo bastione: proseguendo nel sentiero, si giunge alla “specie di cortina” dove era situata la rampa che conduceva al ponte levatoio.

 

 

Figura 38 - INGRESSO DEL PONTE LEVATOIO.

 

Figura 39 - PORTA DI SOCCORSO DETTA CALCINA. Ora murata, se ne intravede il perimetro tra la folta vegetazione che soffoca e sgretola i muraglioni.

 

 

Figura 40 - FERITA NEI MURAGLIONI. L’immagine riporta uno dei numerosi squarci che rischiano di pregiudicare, se non saranno prontamente rimarginati, la struttura della fortezza.

 

Figura 41 - ZONA DELLA FRANA. Vista dal punto dove cominciarono a staccarsi i muraglioni che chiudevano la fortezza, tra la piattaforma segnata con il n. 8 dal Cantoregio e la Rocca. In alto si intravede quella che fu l’abitazione del Marchese.

 

 

Figura 42 - CAVA DI CEMENTO. Fotografata nei pressi del viale, con la schiena rivolta al castello.

 

Figura 43 - CAVA DI CEMENTO. Dal lato opposto al castello, visibile sullo sfondo.

 

 

Figura 44 - PONTE DI SOCCORSO. Ormai allo stremo, è visibile dalla strada che conduce a Gabiano. Era normalmente usato fino al 1955 per scendere a piedi dal castello, per una via ben visibile nella fig. 19, al ponte sul Po.

 

2) LA CONVENZIONE DEL 1989

Figura 45 - LA STAMPA del 18 Febbraio 1989.

 

La fortezza di Verrua verrà salvata dalla rovina. Un primo passo in questa direzione viene da un’originale convenzione stipulata dall’amministrazione comunale con la ditta Cementi Vittoria di Trino Vercellese, proprietaria dell’antico castello e dei terreni circostanti.

“La ditta - spiega il sindaco Angelo Arturo Castelli, - Si è impegnata ad investire cento milioni in dieci anni per i lavori di rifacimento dei tetti e dell’ingresso e per la rimozione degli stati di pericolo tra le mura della fortezza. E’ la prima convenzione di questo genere in Italia”.

Come contropartita il Comune ha autorizzato la ditta all’esercizio decennale di una cava di pietra per cemento posta nelle vicinanze della fortezza.

“L’autorizzazione è revocabile nel caso in cui la ditta non adempia agli impegni assunti con il Comune” aggiunge il sindaco. I lavori di restauro sono stati progettati dal tecnico comunale architetto Mortaro, con la supervisione dell’architetto Salerno della Sovrintendenza ai Beni Architettonici del Piemonte.

La Rocca di Verrua, ovvero la zona della fortezza, ha già subito rovinose frane nel 1957 e 1967. “Per evitare simili eventi la zona di sfruttamento della cava verrà man mano allontanata dal castello. Le aree sfruttate saranno immediatamente bonificate” informa Castelli.

La fortezza di Verrua è passata alla storia soprattutto per i due assedi cui dovette far fronte nel 1625 e nel 1704. Riguardo a questi due avvenimenti esistono un’ampia iconografia e varie descrizioni storiche.

Si tratta di materiale già messo in mostra a Verrua nel settembre di due anni fa e che sarà collocato all’interno della fortezza ristrutturata.

“Nell’800 il complesso edilizio venne ad assumere sempre più l’aspetto di una nobile residenza di campagna. Poi è stato risvegliato il prestigio dell’antica Rocca e delle sue vicende belliche” dice il professor Carlo Caramellino, lo storico locale che coordinò l’allestimento della mostra.

Conclude il sindaco Angelo Castelli: “Entro un triennio la ditta Cementi Vittoria offrirà al Comune in comodato gratuito l’uso della fortezza nel periodo tra aprile ed ottobre di ogni anno. I resti della Rocca saranno sede di manifestazioni culturali e di promozione turistica. Lanciamo un appello ad enti pubblici e privati affinché patrocinino, con adeguati stanziamenti, i successivi lavori di recupero dell’antico splendore della Rocca”.

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Parte 4

LA COLLINA DELLA FORTEZZA

UN SITO DI INTERESSE ARCHEOLOGICO

Nella zona della fortezza e della circostante collina erano presenti numerose gallerie e stanze sotterranee: in buona parte sono state distrutte dalla cava. Alcune delle costruzioni superstiti sono però state recentemente riscoperte da alcuni studenti di architettura di Verrua che, dopo molti anni di oblio da parte dell’amministrazione comunale e della gente del luogo, stanno ora riscoprendo il fascino dell’antico maniero.

In prossimità del ponte di soccorso, si favoleggia esistesse l’ingresso di una galleria che, passando sotto il Po, raggiungeva Crescentino, per permettere agli assediati della Rocca di rifornirsi di provviste: resta il fatto che la parte incontaminata della collina costituisce una vera e propria miniera di gallerie e fondamenta delle vecchie costruzioni. Nella zona della cava, infine, sono possibili ritrovamenti di fossili relativi a flora e fauna marina.

 

Figura 46 - GALLERIA CONTROMINA. Posta a circa 250 metri dal Dongione, alcuni metri sotto la vecchia vigna sul lato della frazione Faldella. Lunga circa 40 m, le misure approssimate sono di cm 60 x 60. Foto: Massimo Ottino.

 

 

Figura 47 - FINE GALLERIA CONTROMINA. Foto: Massimo Ottino.

 

 

Figura 48 - POZZO. Si trova a circa 30 m prima del viale della fig. 24. Foto: Massimo Ottino.

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Figura 49 - GALLERIA. Posta nelle immediate vicinanze del pozzo di cui alla fig. precedente, misura m 2,5 x 1. Lunga circa m 30, è erosa da entrambi i lati dalla cava. Foto: Massimo Ottino

 

 

Figura 50 - GALLERIA. Altra ripresa della galleria di cui alla fig. 49. Foto: Massimo Ottino.

 

 

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Parte 5 (aggiunta nel 2022)

MOMENTI CINEMATOGRAFICI

LE RIPRESE DI "GUERRA E PACE" DEL 1955

 

Nel 1955, nella parte interessata dalla frana del 1957, venne girata una breve scena del film "Guerra e Pace": https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_e_pace_(film_1956)

Riportiamo alcuni fermo immagine della sequenza (che potete trovare ad 1 h, 44 min. e 10 sec. del film disponibile su YouTube), che costituiscono una testimonianza unica di com'era la fortezza nella parte tragicamente crollata nel 1957: notare anche come si siano trasformati, rispetto ad allora, i corsi del Po e della Dora Baltea in corrispondenza della loro confluenza.

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Figura 51 - INQUADRATURA DAL FILM "GUERRA E PACE" DEL 1956. Girata nel 1955, lungo il parapetto verso sud del "Second Courtil plus Elevé" indicato al p. 3 della Fig. 13. Quella che si vede dietro al trombettiere (che, presumibilmente, non doveva soffrire di vertigini) era una garitta.

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Figura 52 - INQUADRATURA DAL FILM "GUERRA E PACE" DEL 1956.

 

 

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Figura 53 - INQUADRATURA DAL FILM "GUERRA E PACE" DEL 1956. Sullo sfondo il Po dopo la confluenza con la Dora Baltea.

 

 

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Figura 54 - INQUADRATURA DAL FILM "GUERRA E PACE" DEL 1956.

 

 

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Figura 55 - INQUADRATURA DAL FILM "GUERRA E PACE" DEL 1956.

 

 

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Figura 56 - INQUADRATURA DAL FILM "GUERRA E PACE" DEL 1956. Dietro al cavallo c'era una seconda garitta.

 

 

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bibliograFIA

 

Comune di Verrua Savoia. Verrua Savoia: immagini di una fortezza. Verrua Savoia: 1987.



[1] arch. C. PALMAS, Verrua Savoia: Immagini di una fortezza, Verrua Savoia 1987, pp. 7-8